Madri. Il respiro dell’umanità

La loro festa è passata, perché il mondo è così arrogante da permettersi un giorno da dedicare alle madri che lo hanno generato, nutrito e tenuto in vita.

Questa umanità perduta e ignara crede di poter celebrare le madri in un rito effimero come se fosse una concessione, lo spazio di un giorno in cui il ricordo più o meno fugace del miracolo che ci ha consegnato la vita viene prima. Prima delle cose, prima delle ambizioni, prima delle ansie e della corsa, del sogno e dell’illusione quotidiana di combattere la morte vivendo veloci.

La consumiamo questa vita, come se fosse il carburante per andare a conquistare qualcosa di più e abbiamo poco tempo per ricordare chi ci ha permesso di essere qui e ci osserva in disparte da quando siamo diventati uomini e abbiamo smesso di essere figli.

Una volta ogni anno, quindi, ricordiamo. Madri presenti, madri perdute, madri tenute con noi e anche madri neglette e detestate, madri esibite per essere presenti nel giorno per tutti, dove tutti corrono a mostrare di ricordare che senza quelle madri niente di quello che crediamo di vivere sarebbe mai stato.

Anch’io ricordo, e così capisco.

Capisco l’amore che ha mantenuto in vita la madre nel ricordo di chi l’ha perduta troppo presto e maledice quel giorno e si condanna.

Ho conosciuto quell’amore; ho potuto sentirlo soltanto nel ricordo ed era amaro, doloroso, trasfigurato così da non sembrare amore e diventare mancanza e dubbio. Ma le madri non permettono che l’amore si sprechi e il seme che hanno nutrito dà frutti impensabili, e così ho visto che basta pronunciare la parola amore perché i suoi germogli e le sue foglie rivivano rigogliosi in altre vite. Altre donne diventano madri amorevoli e immense e crescono bambini felici.

Ma oggi il mondo è degli uomini e questi uomini hanno dimenticato lo spazio femminile e sacro che esiste intorno alle cose, la magia che accade semplicemente ed è qui ed è ora, non nel ricordo del passato e neppure nel pensiero inquieto del futuro.

Il mondo è degli uomini ed è preda dell’ansia e dell’urgenza, della prepotenza e della mistificazione che gratificano la carne e distruggono i cuori di noi figli.

E’ forte il richiamo di quelle madri e del loro abbraccio; lì esiste la quiete ed è possibile l’abbandono, il ritorno nel grembo scelto prima di venire in questa vita.

Abbiamo dimenticato la porta che ci ha condotti qui e siamo diventati preda del sogno che non sappiamo più riconoscere.

Figli e padri ci siamo trasmessi il potere e l’illusione; abbiamo investito nel dominio della cose terrene, del denaro, degli oggetti e infine di altre persone.

Questa umanità soffre, è vittima di quel potere, è ingorda e rincorre l’accumulo di immense quantità di false ricchezze che trasforma in testimoni del suo vano successo.

Ricordiamo le madri, ma andiamo in guerra, dove mai loro ci accompagnerebbero. Neghiamo il dolore che la guerra provoca, lo nascondiamo e cerchiamo altre cose da possedere, altre prede da catturare, altre guerre da combattere. 

Eppure hanno osservato con pazienza ogni piccolo passo, hanno tenuto accuratamente il segno sulla parete di ogni centimetro in più e protetto il valore di noi figli amati. 

Eppure ci hanno amati senza condizioni e un segno deluso non ha mai cambiato nulla.

Eppure ci amano ancora, senza tenere alcun conto di quello che sappiamo restituire o del prezzo pagato. Come quel segno senza senso, per loro non hanno importanza il denaro o il successo e le cose conquistate. Ascoltano di buon grado i nostri racconti di guerra e si dispiacciono in silenzio vedendoci sbagliare, ma non diranno mai “no” anche se un “si” dovesse costare loro la vita stessa.

Queste sono le madri, tutte le madri che hanno allevato figli per essere ciò che Dio ha creato.

Alcune sono mancate, alcune hanno mancato, ma non importa perché servono il potere dell’amore e sono l’Amore stesso.

Le abbiamo dimenticate, le nostre madri, ma non troveremo pace finché non saremo al riparo tra le loro braccia, in quello spazio tra il passato e il futuro, in quella coscienza che separa ciò che è stato e ciò che esiste ora, in un singolo e perfetto attimo, nel respiro dell’umanità. 

Ce ne ricorderemo ancora e forse finalmente ci arrenderemo al loro abbraccio, lasciando che conducano noi e il mondo.

La guerra finirà quel giorno e non ce ne sarà mai più una.

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