Due Lune

C’erano stati due Soli in quel cielo e due Lune si erano contese le sue notti. Due Luci, due ispirazioni, due guide, una sola scelta possibile, una sola via e un sentiero così stretto da permettere un solo passaggio. Quella era la possibilità di cambiare la fine e scegliere il destino che l’anima aveva già scritto e condotto con sé in quella prova, in quella vita; il finale più difficile e il meno scontato.
A lui era accaduta qualcosa di insolito, qualcosa che non doveva essere tanto frequente, neppure nel mondo da cui tutto ha origine. Due volte lo stesso Angelo era dovuta arrivare nello stesso tempo e sullo stesso piano, per sostenere il suo cambiamento, ogni volta per dare al suo Daèmon la possibilità di comprendere e rivelarsi; adesso quell’Angelo avrebbe dovuto cedere il passo, consegnare a lui la sua anima, la sua mente e il suo corpo.
Toccava a lui compiere la scelta, ma probabilmente tutto era già scritto nella meravigliosa mappa del firmamento, doveva solo lasciarsi andare, avere fiducia e immergersi nel flusso fino in fondo; per niente facile per lui, così antico e diffidente da resistere alla sua stessa occasione.
Decise che avrebbe atteso ancora qualche attimo, per vedere bene ogni singolo fotogramma della vita trascorsa e quello che si era impresso nell’ultima e fugace pagina della loro storia d’amore. Sarebbe rimasto per sempre nella sua memoria, fino al loro nuovo e definitivo incontro, una volta passato oltre.
Lei era la sua compagna per la vita, lei era quell’Angelo.
Era giunta una prima volta per risvegliarlo, scuotere e spezzare il fusto spesso e forte del pregiudizio, disperdere i condizionamenti e dissolvere una volta per tutte la coltre nebulosa della bellezza, della favella e della conoscenza dietro alla quale nascondeva la sua reale natura di inguaribile narcisista.
Era arrivata in punta di piedi con la sua dolcezza insolita, con la sua fragilissima sicurezza e l’indifferenza candida per le cose amate da tutti.
Era diversa, parlava poco e si vestiva in modo diverso, camminava con leggerezza e non era simile a nessuna, neppure il suo trucco lo era. Labbra rosse come il fuoco che si aprivano senza arroganza, disegnate sulla pelle chiara e perfetta e occhi profondi e capelli forti e luminosi a fare da cornice a quel capolavoro.
Attirava le attenzioni di tutti e a nessuno concedeva la sua attenzione fino in fondo, passando lieve attraverso la cortina densa del desiderio giovane e senza controllo dei suoi adulatori. Sembrava non avvertire alcun peso e lasciava una scia magnetica per il solo fatto di non avere nulla in comune con tutti quelli che la volevano per sé. Le loro strade si erano incontrate presto, nell’età inquieta in cui l’infanzia cede il posto alla giovinezza acerba e prepotente; per un po’ si erano ignorati, finchè non era stato più possibile farlo.
Così tutto quello che era entrato in quello spazio aperto e nuovo era stato spazzato via il giorno in cui si erano fermati a guardarsi negli occhi e tenersi per mano.
Non c’era più posto per niente e nessuno nei loro mondi che erano diventati uno solo. Tutto scorreva senza freni, naturalmente, e portava con sè la gioia e la scoperta dell’amore, quello che non ha nome, né confini, da due Soli, uno.
Lui veniva dalle tenebre e viveva nella paura, lei non aveva paura di nulla e cercava solo la luce, portandolo con sé. Si chiedeva da sempre perché lo avesse voluto, perché avesse scelto lui tra tanti. Ancora non sapeva di Angeli e vite passate e destini stabiliti nel mondo delle stelle.
Si erano presi per mano ed erano partiti alla conquista del mondo, finchè il mondo non li aveva raggiunti e lui aveva accettato le sue lusinghe ammalianti, le sue regole antiche e senza cuore; così aveva dimenticato presto chi erano insieme per tornare a combattere la paura da solo e a mani nude, mimetizzandosi tra i colori spenti dei codici e delle gabbie tutte uguali.
Faceva soldi, acquisiva potere, faceva carriera e credeva di brillare.
Tradiva ogni promessa che si erano fatti senza parlare, si allontanava sempre di più dal suo cuore caldo e innamorato per confondersi tra gli applausi e i complimenti dei suoi mille amici ipocriti e interessati.
L’aveva lasciata da sola.
Da sola lei cercava la forza per andare avanti, il ricordo ormai tiepido della fiamma travolgente che li aveva fusi insieme, il profumo sempre più labile della passione che sembrava inesauribile quando di domenica mattina si svegliavano in un abbraccio lunghissimo che non voleva sciogliersi neppure per vedere il sole. Chè erano loro due Soli che ne facevano uno, il Sole in una stanza che conteneva l’universo intero e ogni singola stella del suo firmamento, inchinata al loro Amore eterno e ipnotizzata dal fremito che li teneva avvinti.
Senza saperlo, era lontano e senza saperlo lei combatteva una battaglia persa; avevano comunque giurato di amarsi per sempre davanti a un prete estraneo, che non li conosceva e non poteva sapere che stava suggellando un patto tradito in partenza dalla sua arroganza, dalla sua presunzione e dall’accidia che aveva preso il posto della sua passione.
Non c’era colpa in quella sconfitta. Lui non poteva sapere e lei neppure, cosa era stato preparato per loro, dovevano andare fino in fondo e sprofondare nel vortice buio delle tentazioni umane, della distanza che separa l’anima dalla mente e mette il corpo al centro dell’illusione di vivere.
Nuove vite e meravigliosi figli sarebbero giunti alla loro meta terrena attraverso quell’unione, ma non sarebbero bastati a suggellare il patto, come mai bastano in molte altre vite di donne e uomini che confondono l’amore con la recita di un ruolo caduco su questo palcoscenico illuminato a giorno.
Lentamente, il suo sguardo si era volto più in là. Lei non vedeva più il confine, non sentiva più il cerchio magico nel quale da due si facevano uno e potevano sconfiggere ogni insidia.
Cercava attenzione, ascolto e amore, e come sempre l’universo l’ascoltava.
Le diede così attenzione, ascolto e amore.
E a lui diede un’occasione.
Ma non poteva bastare a chi non era pronto. Il richiamo del cuore aveva sgretolato l’intonaco della menzogna, ma le mura delle convenzioni erano di cemento e lo sguardo altrui diventava un giudizio a cui non poteva sottrarsi.
Era stato quello l’inizio della sua fine, lo spazio dell’orgoglio e della gelosia.
La rabbia lo divorava e il Demone che era passato nei suoi geni e nella sua anima adesso era il suo padrone.
Mentre pensava a quei giorni, a quegli anni lunghi e terribili scelse di tenere aperti gli occhi e di sentire, non più il suo dolore e la sua sofferenza che gli erano serviti così tanto per assolversi e cercare la comprensione di tutti, ma quelli di lei.
Sentiva chiaramente quel pianto silenzioso e invisibile, non c’erano lacrime in superficie, ma fughe e illusioni e carezze clandestine e promesse a chi forse neppure le chiedeva. L’incoerenza di quella vita era un peso troppo grande per quel cuore dolce, che restava innocente anche quando tutto sembrava cospirare contro di lui.
Il filo era ormai sottilissimo, ma non si rassegnava e non si spezzava; così trascorsero anni di solitudine e vuoto, riempiti con le cose di lei e i suoi incontri segreti e forse vani, con l’Ego di lui impegnato a fingersi un vincitore e una vittima al contempo, a corteggiare volti sconosciuti e mai amati, a piangere in silenzio il pallido ricordo del suo potere e della sua forza.
Erano andati via, l’una dall’altro, verso mete che neppure avevano scelto. Forse.
Era stato allora che il Cielo lo aveva sfidato a combattere davvero e lo aveva guidato al crocevia, nei pressi di un bivio; della scelta tra la via più facile e quella della morte e della vita dopo.
Per un po’ non aveva capito davvero ed era caduto in una trappola dorata, credeva che qualcuno dovesse venire a salvarlo e aveva scambiato quella speranza di una fuga con l’amore.
Si sarebbe svegliato presto dal sogno e il suo Angelo antico sarebbe tornato perché doveva. Un fulmine aveva squarciato il cielo grigio, né limpido e neppure buio. Tuoni potentissimi avevano interrotto il silenzio della sua pavida rinuncia.
Lei era di nuovo lì, di fronte a lui, con il suo potere, la sua forza e il suo Amore, fragile come un cristallo che bastava sfiorare perché suonasse la sua melodia o perché andasse in mille piccolissimi pezzi.
Corse da lei un giorno in cui stava vagando senza meta tra le sponde del caso e dell’ignavia; il fuoco ardeva già dentro di lui che provava a soffocarlo, perché sapeva cha agire con il cuore sarebbe stato doloroso, pericoloso e bellissimo. E lui non conosceva più quella luce.
S’incontrarono dove erano stati a lungo ospiti, estranei, e finalmente l’Amore fu libero di unire corpi e anime.
E così sarebbe stato ancora e ancora.
Niente aveva più valore, niente esisteva tranne quell’unico e doppio Sole tornato a splendere nella loro stanza. Era tornato il suo sorriso, il suo profumo, il suo sangue scorreva impetuoso e il suo Daemòn cercava finalmente la sua strada, mente lei rideva di cuore e dimenticava e perdonava, ancora pura e ancora fragile.
Adesso veniva il tempo di essere, di cercare Sé e rinunciare all’impostore che lo aveva condotto fin là.
Montagne si erano mosse, mura altissime erano crollate, demoni si erano levati e si organizzavano per vendicare l’Ego che aveva deposto e allontanato da sé.
Le sfide non sono mai vinte o perdute ma portano ad altre scelte, di fronte a crocevia misteriosi e al cospetto della nuda essenza della verità.
Era lì che sapeva di essere diretto, alla prova finale, alla ricerca durissima della verità.
Alla luce del loro Sole appena risorto sarebbe succeduto il suo naturale opposto, il buio accogliente della notte in cui solo la luce della Luna poteva guidare i suoi passi. Lei lo attendeva anche lì, paziente e spaventata.
Era un Angelo ed era tornata, ma non poteva più far nulla per lui.
Gli aveva detto della sua attesa, della sua mancanza e della sua inesauribile fede; le lacrime facevano brillare i suoi occhi incantati mentre gli consegnava il suo destino e la responsabilità di quella vita intera.
Aveva resistito e provato a difendersi un po’, ma finalmente sapeva che non era quella la strada, non quella più semplice e scontata, non quella già percorsa, non la fuga lunghissima e ininterrotta lungo la quale correva da sempre la sua esistenza.
Si era fermato, dunque, a respirare quei pensieri e a vedere quella verità.
Nel cielo buio e profondo c’erano ancora due Lune e solo lui poteva finalmente farne una sola.
Ora sapeva di poter cambiare ogni cosa, in quella e in ogni altra vita seguente.
Riempì i suoi polmoni, chiuse gli occhi e si lasciò andare…

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