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Buongiorno amica mia.
È passata l’alba e lo spettacolo che ho davanti agli occhi questa mattina è bellissimo e potente. Si ripete ogni giorno e ogni giorno è un motivo sufficiente a scavalcare il cumulo di detriti e spazzatura che la mia inutile empatia mi consegna, il tributo al giorno prima, il prezzo pagato e ripagato ogni volta.
Oggi con questo dolore, nascosto dalla luce c’è il pensiero di te.
Oggi gli do il permesso di mostrarsi e rinuncio al mio imbarazzo e alla paura del tuo giudizio; trovo il coraggio per essere onesto.
Da settimane sei presente, ti sento e non sono tranquillo.
Noi siamo simili, siamo fragili e difficilmente sappiamo difenderci, in realtà il più delle volte rinunciamo a farlo, al massimo rispondiamo alle provocazioni ma il fuoco difensivo e le reazioni ciniche non sono il nostro forte. Ben presto ci arrendiamo e accettiamo con accondiscendenza i colpi che ci vengono inferti.
Rimaniamo così fermi e disposti a subire; lasciamo che le lacrime comincino a sgorgare spontanee dentro il nostro cuore e giungano fino alla soglia degli occhi, appena sotto alle palpebre. Allora arriva la nostra forza e facciamo il nostro gioco di prestigio, le conteniamo e le ricacciamo indietro per impedire che ci righino le guance, perché nessuno deve vedere, nessuno deve sapere quanto è profonda la ferita.
Aspettiamo che passi e sappiamo che passerà, come è già passata altre volte, come è passata sempre…come l’ultima volta.
Allora scegliamo luoghi per noi, spazi senza fine e viste suggestive, ci incontriamo con l’energia che ci nutre senza sapere perché ma con la certezza che nessun altro lo capirà e anche che, tutto sommato, non importa.
Ti ho vista da lontano in quei momenti, ferma di fronte al mare ad ascoltare la madre che ci ha generati e cresciuti e di cui percepiamo tutto l’amore. Succede sempre così, ci sentiamo parte di lei anche se altre madri ci hanno abbandonati senza spiegarci perché e ci hanno traditi senza dirci qual era il motivo.
Quel dolore attraversa la nostra esistenza senza disturbare, e parla una lingua surreale fatta di silenzi e di presenza. Quel dolore ci serve. È la misura stessa del nostro essere vivi, e solo in apparenza vogliamo che finisca mentre in realtà abbiamo paura che vada via, perché con lui finirebbe la nostra stessa vita e non avremmo un solo motivo per andare avanti.
In questo viaggio incontriamo persone e ce le facciamo andar bene, in un gioco effimero e senza significato, ma a volte incontriamo anime e quello può essere il migliore o il peggiore dei nostri giorni.
Di fronte a quelle anime rischiamo di essere vulnerabili, trasparenti e indifesi. Non ci crediamo, mai, che possa essere venuta la fine del dolore anche se vediamo quella luce così forte farsi strada nella nostra penombra.
Per qualche motivo, i tramonti ci piacciono più delle albe e crediamo comunque che il sole non può durare per sempre, dopo verrà il buio in cui ci sentiamo a casa.
Ti leggo pagine di un libro che ho scritto io perché ciò che ho visto di te, a volte anche solo da lontano, mi ha suggerito molte di quelle parole. Questa fratellanza appartiene al mondo delle anime, di quelle che riconoscono, accettano, sanno e non gli serve altro.
Ti ho vista dove io ero già stato.
Ho attraversato per primo il mio passaggio stretto, amica mia, e adesso posso dirti che dall’altra parte c’è ancora vita, e che vita… senza dolore, né rimpianto. Qui non serve la malinconia per vivere e quello che lasciamo è benedetto perché fa spazio a quello che arriverà.
Tu sei ancora lì e ti sei spinta oltre il mio confine, più in là del ciglio del baratro da cui ho spiccato il mio salto e questo mi spaventa un po’.
Ti vorrei sollevare dal peso che io ho portato a lungo, ma so di non poterlo fare e dunque ti scrivo, amica mia.
Che vuol dire vivere in questo mondo ? Perché dovresti scegliere di continuare ?
Noi non crediamo ai luoghi comuni e non vediamo niente di quello che tutti vedono, noi non ci crediamo alle favole di plastica e ai finali felici prodotti su Netflix. Siamo diversi, renitenti e pericolosi per questo ingranaggio perfetto, quando scegliamo siamo pronti davvero e sono reali le nostre azioni. A volte sbagliamo e sul pavimento resta il nostro sangue, quello vero.
Non assomigliamo a nessuno di questi pupazzi prodotti in serie; se a volte ci confondiamo tra loro è solo per distruggere i loro piani.
Per questo hai deciso di non saltare, di non passare da questa parte e di lasciarti cadere in quel burrone in cui nessuno ha il coraggio di guardare: né i burattini che marciano allineati fingendo di non sapere nulla e neppure i temerari che spiccano il volo sopra di esso.
Forse è questo il motivo per cui sei venuta. Avere il coraggio di vivere per trovare quello di morire.
Senza resistere, senza reagire, con tutta la forza di chi ama troppo questa vita per accettare di sprecarla in mezzo ai morti che camminano su questa terra.
Non c’è giudizio in me che ti guardo, ma sarò onesto e ti dirò che vorrei che la trovassi, la forza. Vorrei che scegliessi di vivere e tornassi davanti al mare senza più malinconia, per sorridere ancora e dividere la tua birra con me.
Ma se non lo farai andrà bene così.
Continuo a credere che passerà. Come sempre…come l’ultima volta.
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