
La morte da senso a ogni cosa. La morte ha una funzione, come l’inizio della vita, cambia le cose e insegna.
Non è la fine, ma una sosta importante e rende compiuto qualsiasi cammino, anche quello che a volte è parso incoerente o ingiusto.
Quando sopraggiunge la morte tutto assume una luce più nitida e quello che pareva incompreso finisce per diventare perfetto; proprio perché quel tratto di strada finisce.
Quando a morire è l’albero più grande, la lezione è più forte.
Quando quella pianta solitaria muore, tutto l’universo che si è sostenuto con la sua grandezza trema, tutte le altre piante e le creature che hanno trovato cibo e prosperità all’ombra della sua chioma sono atterrite e i parassiti che si sono sostenuti aggrappandosi al suo fusto hanno poco tempo per strisciare altrove o soccombere con lui.
In quel momento arriva il tempo della misura e la morte impone il suo conto a tutti, equanime e ferma. Il tronco forte dell’albero ormai privo di linfa trova la sua pace naturale e viene il tempo delle scelte per quelli che molto tempo prima hanno rinunciato a scegliere per aggrapparsi a quella pianta potente e sopravvivere senza rischiare.
Il grande albero ha sempre vissuto da solo, ha scommesso senza paura e ha sempre saputo bene chi voleva essere.
È questa la sua lezione.
Una pianta da sola è cresciuta in mezzo a mille tempeste ed ha superato gli ostacoli che ad altri sarebbero parsi insormontabili. In quel cammino verso la meta ha offerto riparo e nutrimento a tutti quelli che la tempesta l’hanno temuta al punto di vivere all’ombra, ad occhi chiusi, con le unghie ben infitte nella corteccia spessa della grande pianta che è diventata sempre più grande ed è stata sempre più sola.
La simbiosi è ingannevole a volte e fa credere ai gregari di essere essi stessi parte di quella grandezza. Crescono prosperosi nutrendosi dei frutti che l’albero genera, respirando l’aria pulita raggiunta scalando la sua altezza e godendo della luce che a quella quota benedice tutto.
Hanno due scelte da lì, essere grati al grande albero o confondersi e credere di avere una parte nel suo valore. Qualunque delle due facciano non accadrà nulla e sopravvivranno; ma solo finchè il grande albero non cadrà.
Quando viene la fine per lui, arriva la fine per tutti loro e una nuova scelta gli è offerta.
Il grande albero ha prodotto semi e frutti in abbondanza in quel lungo cammino e molte piante sono nate a poca distanza da lui, simili a lui in tutto, tanto da confondersi e apparire indistinte, come se fossero parte di una sola grande creatura. Portano in sé il messaggio di quei semi e paiono poter perpetrare il suo potere, quasi come se ne avessero diritto.
Alla sua morte questo inganno si svela e la verità si mostra.
I loro rami ancora verdi si distinguono sempre più da quelli ormai secchi, che hanno perso il colore e le nuove piante sono ora costrette ad assumere la responsabilità di se stesse e a proseguire da sole il cammino verso l’alto, alla ricerca della luce.
Non c’è famiglia che sopravviva alla morte del suo primo, grande albero.
Ci saranno, forse, altre famiglie che nasceranno da quelle piante e diverranno prospere di vita e condivideranno il ricordo di quell’antenato così forte.
Tra quelle piante, altre non cresceranno più e rimarranno ferme e orfane per sempre.
La morte è giusta e da senso a ogni cosa.
Il dolore del Cielo per la perdita di quel figlio unico e solitario viene presto trasformato nell’orgoglio di custodirne il ricordo e finalmente le creature che sono cresciute grazie a lui possono onorarlo senza interesse e prendere la loro strada con quel bagaglio di conoscenza e tradizione.
Tra di esse ci sono le figlie che hanno ricevuto la stessa scintilla e lo stesso coraggio e sapranno affondarci dentro radici robuste e dispensare amore alla loro progenie. Se lo vorranno, sapranno anche sorreggere altre piante più deboli senza curarsi del loro peso, generosamente. Parleranno un lingua nuova e avranno occhi più aperti, troveranno la loro altezza e riceveranno il loro sole e saranno eredi di quell’albero senza portare con sé nulla del suo passaggio unico, senza pretendere nulla.
La forza del grande albero ormai caduto genera questo miracolo e la morte da ancora un senso a tutto.
Per tutti gli altri, per i parassiti, i gregari, i pavidi e gli irriconoscenti c’è un destino comune fatto di smarrimento e recriminazioni. Proveranno a strappare ancora qualche attimo di luce a quell’altezza, finchè il tronco ormai secco non cadrà al suolo e da quel momento dovranno cercare un nuovo ospite sul cui dorso arrampicarsi pazientemente, oppure rassegnarsi a sopravvivere a terra senza più attese e senza il sole.
La morte libera chi passa oltre e offre a chi resta una lezione magica.
Grazie, grande albero solo per essere stato sicuro di chi eri, per essere rimasto impassibile di fronte ai dubbi e per non aver sentito il peso di nessuno.
Grazie per aver generato i tuoi frutti e nuove piante; grazie per essere stato un solido appoggio per chi lo cercava.
Infine grazie per non esserlo più, adesso le tue figlie ti piangeranno e potranno crescere libere alla ricerca del sole.
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