
Sarà davvero l’anno della svolta a Crotone?
Difficile dirlo, perché per svoltare da queste parti non serve molto. Nel senso figurato (ma non troppo) che un qualsiasi accenno di curvatura sulla linea piatta e ininterrotta del nulla civico, economico, sociale e politico potrebbe costituire un consistente cambiamento anche in senso tecnico, o quantomeno letterale.
La domanda mi è venuta spontanea, nonostante nessuno di quelli che siedono sulle poltrone del comando abbia realmente annunciato una vera e propria rivoluzione per il 2023; anzi, la presentazione alla città del “grande evento” rappresentato dallo storico (questo mi pare di averlo sentito) accordo tra l’Amministrazione Voce ed ENI mi è parsa piuttosto deludente, almeno considerando le numerose anticipazioni, le preview e gli annunci che l’hanno preceduta.
Quando è, finalmente, arrivato il momento di raccontare tutto e di mostrare alla città il volto definitivo della sua opera d’arte diplomatica e negoziale, il primo cittadino è parso più preoccupato delle critiche e del fuoco dei franchi tiratori cittadini, che occupato a scoprire il capolavoro.
Insomma, ha “messo le mani avanti” e con molto anticipo, il buon Voce, trasformato in pochissimo tempo da indomabile castigamatti a navigato uomo di potere.
La trasfigurazione è sotto gli occhi di tutti e potrebbe essere considerata anch’essa una semplice evoluzione, piuttosto che una sorprendente capriola etica; nessun tradimento, in fondo, ma una semplice e matura crescita politica con l’inevitabile passaggio dalla campagna elettorale al ruolo di governo che è derivato dalla vittoria alle urne.
In molti sono morti (politicamente) in città proprio per l’incapacità di costruire il percorso del “giorno dopo”; di passare dalla guerra senza quartiere contro tutto e tutti, i predecessori e gli avversari, alla gestione reale del ponte di comando, all’allestimento della squadra di governo, alla programmazione delle azioni amministrative vere e proprie.
Probabilmente ci sono molte cause per questa patologica e ricorrente circostanza, ma oggi siamo all’inizio di un nuovo anno e questo nasce sotto gli auspici incoraggianti di un regalo di Natale a sei zeri che il Sindaco ci ha raccontato proprio così, come una generosa donazione da parte della matrigna che per anni abbiamo guardato con sospetto, solo perché ha succhiato tutte le risorse naturali del nostro sottosuolo, senza dare nulla (o quasi) in cambio.
Le “graziose concessioni” storicamente suonano come dimostrazioni di clamorosi squilibri nella struttura dei rapporti istituzionali, coincidono con l’imminenza di moti rivoluzionari resi inevitabili dal malcontento e altre amenità, ma a noi (Crotonesi e impenitenti generatori di cattivi pensieri) viene chiesto di essere fiduciosi ed equilibrati almeno in questo primo scorcio di anno nuovo di zecca e di credere al racconto di chi ci ha appena mostrato il contenuto del suo sacco pieno di doni (l’immagine è Natalizia, non siate cinici).
Mettiamo, dunque, da parte il pregiudizio e guardiamo con occhi limpidi all’orizzonte.
Si vabbè…l’orizzonte è giustappunto occupato dal primo, grande regalo e non è proprio una bellezza, ma abbiate fede e state a sentire.
Procediamo con ordine e troveremo le risposte che cerchiamo, o quantomeno saremo per una volta disciplinati e belli da guardare nel nostro compito civico.
L’accordo con ENI è stato firmato a Natale ed è stato approvato dalla Giunta in carica (più o meno, con due assessori già dimissionari). Niente percorsi “parlamentari”, né confronti ultra-democratici, il compito non è tra quelli delegati al Consiglio Comunale, punto. E poi, visti gli esempi più recenti di immaturità istituzionale che quel consesso e i suoi uffici di contorno ci hanno dato, meglio così; evidentemente il Sindaco avrà fatto i suoi conti e ipotizzato che sottoporre un accordo così decisivo all’assise degli eletti avrebbe generato una bagarrepericolosa.
Democrazia, popolo e trasparenza saranno pure parole perfette per arringare le folle (si fa per dire) in campagna elettorale, ma diventano orpelli pesanti e controproducenti quando si devono prendere decisioni e si deve farlo in fretta.
E già…la fretta. L’accordo doveva essere firmato da tempo, pare. Se è vero che ratifica scelte e attività che ENI ha iniziato già a novembre dello scorso anno e lo dice pure espressamente. In sostanza, suona più o meno così: “mettiamoci una firma e prendiamoci merito e fiorini prima che questi si stanchino di aspettare e facciano tutto lo stesso anche senza riconoscere niente”.
Non è un bell’esempio di forza politica e rigore istituzionale, ma anche il ruolo del lidér maximoostentato dall’Ingegnere nelle piazze cittadine ha perso smalto da quando indossa calzini frou-frou su sobri completi spezzati.
E poi, hai voglia a gonfiare il petto al cospetto di una multinazionale con uffici per gli affari istituzionali e servizi di intelligence privata degni del mossad.
Siamo alle solite, tra il dire e il fare c’è di mezzo un bel tratto di mare pieno di pali e trivelle e un conto è abbaiare al branco concorrente, un conto sferrare un vero morso a un cane che di zampe ne ha sei.
Qualcuno (che la sa molto lunga) dice che a Crotone siamo bravi solo a puntare il dito contro qualcosa e mai a proporre qualcos’altro e per questo ci terremo il Sindaco Voce per almeno un altro paio di mandati.
Come tutti i luoghi comuni, è vero in parte. È piuttosto ovvio, infatti, che per un cittadino qualunque è difficile fare altro che analizzare l’operato di chi detiene il potere di governare e farlo a cose fatte, perché il processo alle intenzioni è un’arma spuntata e funziona sempre e solo prima del voto.
Ma se il ragionamento articolato, l’analisi approfondita e l’interpretazione informata sono merce rara da queste parti, mi conforta l’idea che permettano di far luce su cose che altrimenti sono destinate a rimanere oggetto di semplici pettegolezzi da bar.
Ed eccoci al punto.
L’Accordo che Voce ha firmato non è per nulla gratuito.
Il suo sforzo per definire ininfluente la sua stessa firma è una dimostrazione di debolezza clamorosa e rappresenta una resa per la città.
Non si tratta di sindacare i numeri, perché sedicimilioniesettecentocinquantamilaeuro sono un bel numero in senso oggettivo e temo che nessuno (neppure lui, ahinoi) possieda il riferimento necessario a compiere una valutazione di convenienza.
Il punto è che quell’accordo concede e permette, azzera e conclude, segna il punto zero del rapporto tra la città e la multinazionale.
Assente e riconosce attività di cui non si capisce in cosa effettivamente consisteranno.
Accetta che durino un tempo indicativo senza stabilirne uno tassativo.
Quantifica un “compenso” senza rappresentare il valore di ciò che viene concesso in cambio.
Promette finanze per realizzare progetti sulla cui bontà l’ultima parola spetta ad ENI, senza che vi sia un diritto insindacabile della città a pretenderle.
E, dulcis in fundo, sostituisce tutto il percorso precedente che viene definitivamente annullato, compie un reset definitivo su questioni che hanno animato le discussioni politiche, quelle da salotto e anche quelle da trivio per anni.
Niente di strano, è naturale che sedicimilioniesettecentocinquantamilaeuro non possano che esigere una rinuncia tombale a dispute e recriminazioni; semplicemente, non è leale spacciarla per una “non-concessione”.
Ma il potere cambia le cose e – soprattutto – le persone.
L’Ancillotto-Voce si è trasformato definitivamente in Re Artù, alle prese con le scelte da fare e le risorse da trovare per compiere la svolta.
Giocando alle regole normali la linea è rimasta piatta a lungo e questo significa perdere consenso, che significa rinunciare alla prossima campagna elettorale. Occorrevano azioni dimostrative e opere concrete e mancavano le finanze per compierle.
L’occasione si è presentata ed è stata colta.
Adesso la città può disporre di cinquemilionidieuro all’anno per ognuno dei due anni e mezzo che restano all’Ingegnere per lasciare il segno.
E credo che presto ne vedremo il frutto.
L’accordo è destinato a durare cinque anni e al termine del suo mandato questo Sindaco potrebbe averne esaurito il budget, lasciando chi gli succederà (se gli succederà qualcun altro) a mani vuote per gli altri due anni e mezzo.
E’ la politica, direbbe qualcuno.
Un risultato è un risultato, aggiungo, e non serve puntarci il dito contro, ma piuttosto fare qualche domanda costruttiva.
Se abbiamo definito cinquant’anni di sfruttamento delle risorse cittadine e abbiamo ipotecato i prossimi cinque, non è possibile che abbiamo aperto la strada ad un dialogo più franco con ENI?
Non è possibile, cioè, che accada quello che altrove è già accaduto (con tutte le debite differenze e proporzioni)?
Ricordo che nel 2014 è stato firmato un altro accordo in una bella cittadina del Sud a cui sono stati concessi circa il doppio dei nostri sedicimilioni. Accanto alla graziosa concessione – però – è stato firmato un Accordo Quadro con ENI, il Ministero, la Regione, la Provincia e il Comune. Lì è stato sottoscritto un preciso programma di investimenti industriali per quasi duemiliardidieuro (2 miliardi di euro).
Caso diverso, circostanze diverse, tempi diversi, certo.
Ma un suggerimento al Cavaliere senza macchia che è diventato Re ci può stare: provi a portare a Crotone la tavola rotonda e a farci sedere tutti gli altri cavalieri, e chissà che a Camelot (KR) la svolta non arrivi davvero.
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