Il talento dei numeri 2

ASCOLTA: https://music.youtube.com/watch?v=FMKvRdM4nnI&feature=share

Hanno vinto i numeri due.

Questa è l’amara conclusione a cui giungo, letteralmente bombardato da notizie, fatti e circostanze vissute che lo dimostrano e lo mettono in luce senza possibilità di errore.

Intorno a me, ci sono soltanto donne e uomini votati all’inerzia e tutt’al più esperti di emulazione, pigri e tiepidi, senza sangue, che rimangono ben nascosti ad aspettare di capire dove va la corrente e dove si dirige la maggior parte, per agire di rimessa.

Azione, è quello che manca.

Scelte, sono quelle che nessuno compie.

Responsabilità, è quella che nessuno assume.

Non serve sforzarsi, è sufficiente uno sguardo, tendere l’orecchio, percepire. Un terremoto ha distrutto due nazioni confinanti, ucciso donne, uomini, bambini senza distinguere e noi invece distinguiamo, in nome di qualcosa che non sappiamo, non capiamo eppure rispettiamo: le regole internazionali, gli equilibri di potere planetari, i principi alti, ci dicono che un bimbo siriano è meno importante di uno turco e che occorre distinguere perché così fa chi decide per noi. 

Da buoni numeri due, obbediamo (lasciate perdere l’invio di due coperte e quattro tende, il tema è più grande).

Da un anno esatto, ci facciamo condurre da falsi profeti che cambiano solo faccia e permettiamo, rassegnati e omertosi, che spendano e spandano per combattere una guerra d’altri in terra d’altri, mentre qui abbattono la loro scure parsimoniosa su imprese, famiglie e persone.

Chi comanda qui, chi decide davvero? Non importa, è certo più prudente seguire piuttosto che andare avanti per primi, così lasciamo in mano ad altri le sorti delle cose più difficili da affrontare e siamo ormai diventati una pletora di sudditi travestiti da re.

Mi viene in mente il tempo in cui crescevo e pur di scegliere da solo mi procuravo un sacco di guai, eppure non c’era modo di farmi “ragionare”. Non si trattava di una ribellione ottusa, ma di un sentimento travolgente e la scelta da fare era sempre così chiara. Nessun calcolo, niente bilanciamento degli interessi o paura delle conseguenze, nessun compromesso, bastava seguire il cuore; bastava e non c’era alternativa possibile.

Qualcuno intanto e al contrario, stava ben nascosto nell’ombra e aspettava di vedere come andava a me, per seguirmi se la strada si fosse rivelata sicura e per calpestarmi se avessi sbagliato direzione e fossi caduto.

Il mondo adesso è in mano a quelli, ai secondi che comandano dappertutto senza mai assumere una sola decisione.

Atti dovuti, azioni prudenti, omissioni opportune e mature, sono l’essenza del mondo senza guida.

Perché i numeri due possono sopravvivere, speculare, guadagnare, ma non saranno mai dei veri sovrani o dei leader, o anche semplicemente dei capi; il loro non scegliere li condanna a non vivere.

Ma sono ovunque, e guidano per strada come se non esistesse il prossimo e corrono veloci inseguendo i desideri e le occupazioni che qualcun altro ha mostrato loro; commentano le storie degli altri e si schierano compatti contro quelli che non gli sono sufficientemente simili.

Per una settimana ne abbiamo avuto un esempio scintillante, assistendo alla kermesse dei finti trasgressori, dei finti buoni di cuore e di veri stronzi in cattedra.

Uno che si dice fluido ha ficcato la lingua in bocca a un altro che si dice ignaro, ma non si è ritratto e non l’ha mandato a gambe all’aria come avrebbe fatto chiunque al suo posto, a meno che non fosse d’accordo, o compiaciuto o semplicemente intento a vedere che sarebbe successo dopo, per regolarsi di conseguenza. Nemmeno la sua bella moglie innamorata se l’è presa, neanche una piega, un gesto di stizza, meglio aspettare e vedere che ne dicono gli altri così da prendere quella stessa direzione e “seguire i followers”…

Un altro ha fatto il matto, ma pare che lo avesse già fatto (e filmato) prima; in ogni caso nessuna reazione, niente di niente, il super-direttore adenoideo inebetito a guardare e un adolescente di settant’anni e passa a spazzare il pavimento per rimediare. Più tardi ci penserà anche un PM.

Nel mezzo c’erano pure alcuni duri truccati come modelle e una divina che aveva già spiegato qualche giorno prima di essere un po’ puttana, casomai non fossero sufficienti le mise di scena. Autenticità zero e messa in piega dieci.

Nessuno fuori dal coro e tutti secondi, evviva!

Fuori da lì la musica non cambia: economia, impresa, politica, tutto è consegnato a sussiegosi attendenti di altri potenti che non decidono, non firmano, non rischiano e non fanno ciò che dovrebbero.

I titoli sono allarmanti, ma non succede mica niente, non a loro e al loro mondo, a pagare saremo sempre noi che viviamo in questa disdicevole realtà e ci ostiniamo a voler mangiare tre volte al giorno.

Mi viene in mente che un modo per soffrire meno ci sarebbe; sarebbe sufficiente smettere di ribellarsi alle regole che ci sembrano ingiuste e stendersi in pace sullo zerbino di chi il potere ce l’ha anche senza meritarlo e ne fa quel che vuole. Ce l’hanno detto spesso che non ne vale la pena e non abbiamo mai saputo rispondere in modo semplice quando ci chiedevano “ma chi te lo fa fare?”

Ma le ferite insegnano e i fallimenti rendono migliori se li accetti e prosegui senza fermarti e allora scopro di avere frecce in abbondanza, mentre i numeri due travestiti da primi chiedono come e quando, ma mai perché.

Mi ricordo la delusione delle promesse tradite e mi ricordo anche che sorridevo lo stesso, anche quando dovevo chiedere a chi era rimasto nell’ombra per prendersi ciò che avevo meritato, faticando in piena luce, di fare un giro del palazzo con il premio che sarebbe spettato a me.

Le ferite sono diventate cicatrici e i segni sono simboli propizi per combattere battaglie che terrorizzano questi perfetti secondi che si credono numeri uno.

Li osservo e scrivo mentre rido. Rido quando capita che i duri con l’ombretto scappino a gambe levate per due schiaffi, o che i tatuaggi sulla faccia non bastino a stupire nessuno e anche quando gli stivali col tacco dodici sono meno sexy di una maglietta innocente.

Rido perché prima dei secondi vengono le persone vere, quelle che vanno in Siria prima che in Turchia perché li c’è bisogno, quelli che sanno aspettare e vivere lo stesso, che amano anche se perdono e si sono fidati sempre, quelli che restano se stessi senza sentire il bisogno di farsi le foto col trucco.

Quelli che dicono “può darsi” quando il destino esagera con loro e ripetono “può darsi” quando tutti gli dicono che hanno vinto.

Causa ed effetto stanno lì, davanti ai nostri occhi e possiamo chiamarli Karma o come ci pare perché è la verità che sono venuti a chiederci, non parole pagate un tanto al chilo.

Un bambino in Siria è tornato da sotto un palazzo quando ormai non era possibile che lo facesse e stava bene, perché (dice lui) una persona tutta bianca era stata a portargli da bere e da mangiare in quei giorni e il suo miracolo non accadrà a quelli come noi che non lo meritiamo; a noi arriva la sua storia e ci insegna a non calcolare troppo e ad avere fede lo stesso anche se qualche numero due ci supera.

Credono di essersi presi il mondo senza scegliere, senza decidere e senza muovere un dito e invece il mondo si è preso loro e presto non ne avrà più bisogno. 

Hanno vinto i numeri due, ma senza combattere e solo perché altri si sono fatti da parte e hanno lasciato libero il campo e così, quando verrà il momento e servirà avere un’anima, chiameranno noi per comprarla e scopriranno la verità. 

“Né freddi, né ferventi”, i tiepidi e i ricchi che si credevano al sicuro dietro alle nostre spalle dovranno imparare di non essere mai stati primi e rassegnarsi alle conseguenze delle scelte che non hanno avuto il coraggio di fare quando potevano.

Mentre noi resteremo in piedi a ridere ancora di quest’avventura, perché “…come gli altri ti trattano è il loro karma. Il modo in cui reagisci è il tuo.” (Wayne Walter Dyer)

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