Sabato (e Amore)

Poi disse loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato, perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato” – Marco 2, 27-28.

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(ri)Nascere.

Per un attimo il cuore si riempie di rabbia, ed è un attimo soltanto che serve a capire che è tutto qui, nell’alternarsi perenne tra buio e luce, tra bene e male e tra odio e amore. Questa è la vita, la sua sfida e la sua magia irripetibile.

Vedo facce compiacersi per aver rispettato le regole, facce di donne e uomini che si sentono migliori di chi possono indicare per averle infrante quelle regole, e vedo le stesse facce contorcersi in una smorfia di fronte ad una preghiera d’amore.

Chiedere loro di essere ciò in cui dicono di credere mette alla prova una fede effimera e senza potere, eppure la domanda è semplice e la prova è molto meno forte di quella a cui si ispirano.

Essere invece di apparire, dimostrare dopo aver professato, agire dopo aver detto, è tutta qui la rinascita e la resurrezione.

La morte è ovunque perché dappertutto è la vita ed entrambe sono due facce dell’amore. Amare ci libera come morire, ho sentito un prete dire che non dobbiamo chiedere di essere liberati dalla morte perché, semplicemente, saremo liberati “con” la morte.

Di sabato il liberatore degli uomini è sceso nel buio infernale e ha vinto i suoi abitanti e sconfitto il suo re, ma abbiamo ancora paura e vendiamo l’anima al sabato che adoriamo in superficie, per sentirci dalla parte giusta e continuare a giudicare tutti gli altri.

Pretendiamo di essere amati per questo, ma non sappiamo amare senza chiedere niente in cambio, non riusciamo a regalarlo il nostro amore, senza prezzo e nulla da avere indietro.

Quanti mercanti si affollano ancora in questo tempio, ma qualcuno si ribella alla loro regole e distribuisce l’amore che non potranno mai comprare con il loro denaro.

Adesso la rabbia non è più qui, se l’è portata via una bambina di quattro anni che ha scelto di tornare in cielo e da lì regala il suo amore e i suoi miracoli a chi lo chiede, semplicemente. Non c’è niente che possa esserle dato in cambio e niente può comprare quegli incantesimi, la morte non si chiama più così in quel posto perché non mette fine a niente, fa iniziare una vita diversa e permette di rinascere.

Non temete, mercanti e Farisei, anche a voi è concesso, ma dovrete prima rinunciare alle vostre merci e al vostro potere senza futuro. 

Minacciate punizioni inutili, ma le ferite che avete inferto alla materia si sono rimarginate sotto i vostri occhi.

La Madre che ci ospita e vi tiene con sé non vacilla sotto i colpi ostinati del vostro piccolo ego, vi perdonerà se vorrete.

È tempo di scegliere e di agire, di scegliere la luce di quella bambina, di professare la speranza e di regalare l’Amore.

***

«Imparai che essere amati non è niente, mentre amare è tutto, e sempre più mi parve di capire ciò che da valore e piacere alla nostra esistenza non è altro che la nostra capacità di sentire. Il denaro non era niente, il potere non era niente. Si vedevano molti che avevano sia l’uno che l’altro ed erano infelici. La bellezza non era niente: si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza. Anche la salute non aveva un gran peso; c’erano malati pieni di voglia di vivere che fiorivano fino a poco prima della fine e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza. 

Ma la felicità era ovunque una persona avesse forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento. La bellezza non appagava chi la possedeva, ma chi sapeva amarla e adorarla. La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’amore è desiderio fattosi saggio; l’amore non vuole avere; vuole soltanto amare.»

“Sull’amore” di Hermann Hesse.

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