Le onde del mare e le api

Da qualche giorno sento di dovermi fermare, a raccogliere le idee, a percepire quello che mi accade e quello che riverso intorno a me, nel mio mondo.

La mia energia sembra essersi esaurita, la mia ispirazione è lontana, il sentire che ha sussurrato al mio cuore molte volte sembra destinato a rimanere un ricordo sfocato, almeno per adesso.

Tutto questo accade “almeno per adesso”. 

Ho imparato…mi accorgo di usare spesso questa brevissima frase ed è questa la prima scintilla che si fa strada nel buio apparente di questa mattina, la consapevolezza di aver appresso alcune lezioni mi da sollievo.

Ho imparato…a vivere anche i momenti peggiori con una profonda consapevolezza della loro relatività.

Ne ho attraversati a sufficienza per potermi convincere che sono destinati a trasformarsi sempre in qualcos’altro. È, quindi, un buon sistema quello di viverli all’insegna del motto, “fa schifo…almeno per adesso…”.

La mia Guida mi ha messo ancora una volta di fronte ad una verità e lo ha fatto con la sua arma più potente, la parola asciutta e affilata che a volte rende molto incerto il confine tra la sua autenticità ed il cinismo.

Ma si diverte sempre quando mi vede dibattermi come un pesce fuor d’acqua dopo le sue descrizioni di me e so che quell’animo irriverente è esattamente ciò che serve alla mia granitica capacità di sopportazione per cedere.

Io sublimo ciò che accetto di farmi fare da chi credo mi sia indispensabile per procedere nella mia vita e a volte chiamo amore, amicizia e fratellanza la dipendenza, l’interesse e le convenzioni sociali.

Insomma, a me di certo serviva una Guida che mi prendesse in giro ogni volta che me la racconto e che conoscesse in profondità le ferite che mi hanno reso quello che sono.

So che neppure una Guida è perfetta, anzi, so che chi è guida per qualcuno è guidato a sua volta e in altre forme.

Tutti noi che calpestiamo la Terra che ci è Madre siamo accomunati dall’incertezza del nostro centro interiore e oscilliamo tendenzialmente tra i poli contrapposti che siamo venuti a sperimentare.

Così la mia Guida, a volte, indulge nel compiacimento che le deriva dall’incidere in profondità e senza sforzo nella mia coriacea pelle di giustificazioni, resistenze e bugie. Prova gusto a sbaragliare le mie maldestre difese e si prende gioco di me che provo a testimoniare a parole quello che deve essere compiuto con i fatti.

La sua rivelazione di adesso è che sono smarrito, perché non so riconoscere il mio “vero se” interiore, se non ce ne sono le condizioni perfette all’esterno; e quelle, proprio non ci sono…almeno per adesso.

Mi capita di perdere la strada ed è questo il pensiero su cui da giorni sono concentrato, sono giunto alla conclusione di essere un’anima smarrita e che il mio destino ed il mio compito siano proprio quelli di testimoniarlo, di mostrarlo e di farmi riconoscere da altre anime come me,  che, per adesso, hanno perduto la via.

Posso finalmente rispondere a chi mi ha chiesto come fare che io non lo so.

Posso dire a chi si aspetta una formula per guarire dalla sofferenza che io non la conosco.

Posso ammettere senza vergogna con chi si augura che gli indichi la strada che io l’ho perduta.

Mi sento molto meglio adesso e non solo perché in un mondo di Guru, Yogi, Life-mind-sport-love-coach, Maestri, Illuminati e Masters of the Universe ero proprio l’ultimo della lista. 

Mi sento meglio perché sono chi sono e non chi vorrei essere, e neppure chi altri vorrebbero che fossi.

Ma mi sono perduto di nuovo.

E poco conta se ho costruito altre pareti ad una gabbia da cui non sono mai davvero voluto fuggire, o se ho vissuto la tempesta dal comodo punto di osservazione che mi sono ricavato tra quelle sbarre.

Che importanza ha se il mio cuore si è davvero spaccato sotto le sferzate impietose di un uragano o soltanto per mano di genitori che non hanno mai conosciuto il loro di cuore?

Quei venti sono stati veri per me e con loro era vero il mio terrore, la disperazione e l’odore di morte che il nulla porta sempre con sé.

Sento già la mia Guida sorridere in silenzio e scegliere se liquidare il mio racconto con l’etichetta del solito melodramma o ricorrere al titolo di tragedia “Medea-style” per giungere alla stessa conclusione.

Ma oggi ho capito che a ognuno è riservato un ruolo in questa meravigliosa pianificazione cosmica e così ci sono Guide e anime smarrite, nessun ordine precostituito e una sola fonte.

Sarò perduto finché non mi arrenderò e amerò me stesso anche qui, nel nulla senza direzione nè via d’uscita.

Se è troppo buio per vedere la luce, smetterò di cercarla e chiuderò completamente gli occhi, ascolterò i suoni e sentirò gli odori, sfiorerò la superficie della vita con i polpastrelli finché non diventeranno sensibili al punto da suggerire alla mia mente le stesse immagini che ci hanno impresso i miei occhi prima di diventare ciechi.

Trasformerò questa paura nella mia forza e aspetterò che passi la tempesta, dentro e fuori dalla gabbia.

Amica mia e Guida della mia anima, ti insegnerò io una cosa oggi, che anche nel mio mondo senza conoscenza nè virtù c’è bellezza nascosta, quella che tu mi hai detto di riconoscere. So che mi correggerai e me lo merito, ma oggi devo dire a tutti che mi sono perduto.

E che dove abitano le anime perdute non è l’inferno, è solo una piccola e polverosa stazione grigia senza treni da un po’.

Ma prima o poi una di quelle anime chiude gli occhi sul buio e riprende a camminare anche da cieca e mostra a tutti gli altri la sua strada.

Vi chiederete che c’entrano le onde del mare e le api con questo racconto.

Eccovi la risposta.

Tutto questo è accaduto perché non posso più camminare sulla riva del mare.

Per anni le mie mattine sono state accompagnate dal suono ritmico delle onde che mi portavano il respiro del Cielo, ci passavo del tempo insieme e mi sintonizzavo con quella vibrazione cosmica che mi rimaneva accanto a lungo.

Proprio adesso che le nuvole si sono addensate sul mio orizzonte ho perso il mio suono, la voce che mi ha guidato in ogni fortunale e mi ha condotto altre volte in porto.

Ci pensavo e non trovavo pace, finchè non ho smesso di cercare e mi sono visto dov’ero. Ho sentito la terra secca e calda sotto ai miei piedi, il rumore degli arbusti spezzarsi ad ogni passo e il profumo del polline e dei fiori comuni a sfacciati che sbocciano prima del loro tempo. Ho visto il colore brillante di piante che hanno incantato mio figlio nelle nostre passeggiate silenziose e ho ascoltato.

C’erano canti di uccelli nitidi e festosi che si ricorrevano tracciando linee immaginarie in un Cielo senza confini ed ero di nuovo in compagnia di Dio che stava parlando al mio cuore come faceva con il suono del mare.

Lontano dalle onde sono passato accanto a un albero rosso di fiori e pesante di nettare e sui suoi rami volavano centinai di api.

Il suono delle loro ali era perfetto, ininterrotto e armonico, respirava con me.

Ho fatto come facevo al mare e ho sincronizzato il battito del cuore con quel sottile flusso, così potente da insegnarmi che c’è Dio con le anime perse come me, sempre e in ogni angolo della sua perfetta creazione.

Ho sentito che la mia anima persa non è perduta, che non c’è strada che non sia dentro ognuno di noi e che Dio non abbia disegnato.

Lasciate le onde ho incontrato le api e ho ritrovato quella strada…almeno per adesso.

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