Avatar e Guerrieri (Star-Books)

“Dove non c’è speranza, dobbiamo inventarla.” – (Albert Camus)

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BRING ME TO LIFE:

La strada si snoda dritta e larga come fosse una passerella, un percorso obbligato da compiere tra due ali di persone apparentemente intente nelle loro routine quotidiane; io la percorro lentamente e improvvisamente vedo il disegno e so che è opera di un algoritmo ben congegnato.

Lo comandano i soldati degli oscuri che combattiamo da tempo.

Alla mia destra riconosco una giovane donna, molto bella, che si muove come se avesse qualcosa che le occupa i pensieri, ma in realtà ogni suo muscolo è intento a offrire il suo lato migliore agli occhi di almeno tre uomini di cui intercetto lo sguardo, ne sento la vibrazione bassa e sordida. Ha un paio di gambe lunghe e tornite che danno forma a un paio di jeans bianchi incollati alla pelle, la sua camicia leggera è posata sul seno procace e artificiale, perfetto e appena nascosto da pochi bottoni. Fa caldo, ma il suo viso e i suoi capelli sono incorniciati da un cappello, bianco anche quello, che la rende inconfondibile e attira ogni sguardo a cui finora fosse sfuggito il suo incedere ammiccante.

Si ferma un attimo per entrare nella sua auto, ma poi cambia direzione alla volta di un uomo molto più grande di lei che saluta con affetto e un abbraccio filiale; parla con lui e rimane al centro di un piccolo palcoscenico a margine del quale molti spettatori fingono di fare altro.

Percorro ancora poche decine di metri e una ragazzina giovanissima attraversa la mia strada senza curarsi di nulla.

Ha la bellezza dell’età che collega la sua adolescenza alla vita adulta che vuole subito, ha i tratti dolci e sfrontati di una donna di diciotto anni, ma lancia un’occhiata dura a sua madre che l’aspetta in auto e io ne conosco la storia, so cosa si nasconde dietro a quello sguardo.

Tutto intorno a noi è organizzato secondo un copione che nessuno è consapevole di interpretare, tutti lo seguono con la certezza di essere i padroni della storia, del suo epilogo e della vita che la contiene.

Comparse e protagonisti non sono altro che immagini e figure ben vestite e mosse nella dimensione tridimensionale da una regia invisibile.

Mi smarrisce la vista di quei corpi belli e vuoti che si agitano senza un motivo, senza una meta che appartenga veramente a loro, ai loro cuori, alle loro anime. Non c’è traccia di quello in questa recita surreale e allora mi fermo ed apro il portale del loro mondo parallelo e ce li ritrovo tutti, puntuali e in posa.

Mi muovo con la mia identità ufficiale attraverso le amicizie digitali che si contano a migliaia e ritrovo la foto della mia amica bionda e del suo cappello, postata questa stessa mattina, poco prima di entrare nel quadro della matrix in carne ed ossa. Pillola blu presa, il gioco è fatto.

Tra poco ci saranno altre immagini e commenti e cuori o pollici su, mentre le ore scorreranno fino al sipario successivo. Mi assale una tristezza grigia e mi chiedo che posso fare per questo mondo morto e per i suoi abitanti sepolti dai loro stessi trucchi, dalle maschere inventate per nascondere paure e debolezze e rughe, ma sono senza risposte e senza speranza, per un attimo mi dico che sarebbe meglio cedere e lasciarsi cadere in questa bolgia di ignavi.

Raggiungo il mio posto e l’acqua fredda porta via i pensieri densi e libera l’energia che sembrava coagulata e trasformata in pietra tra tutte quelle statue levigate e senza espressione.

Sono nel mondo reale e ci incontro il mio unico amore, a cui non mi è permesso parlare per essere stati divisi da quella che lei maledice come la mia colpa.

Le sue regole sono quelle degli altri, quelle di tutti e dicono che non c’è amore senza prove, che non si può approdare più in alto del desiderio e del bisogno reciproco da soddisfare.

Sulla mia casa c’è un nastro nero da due anni e custodisco gelosamente ogni cosa che avevo ricostruito con gioia e fatica, i miei figli sono lontani e hanno portato con sé la libertà e le scelte ambiziose e senza freni delle loro età diverse e potentissime.

La mia metamorfosi si è compiuta nel dolore ed è andata oltre quello.

Non morirò per ora, non di dolore e nemmeno di solitudine.

Ho trovato le sentinelle della speranza in mezzo ai morti viventi che fingono di amare, di gioire e di piangere con la stessa faccia incollata sul viso. Me le hanno rivelate alcuni segni precisi, la follia e la disapprovazione, le lacrime e il riso incontenibile e maturo, il dolore sfidato e la certezza di essere invincibili.

Noi ci parliamo nello spazio infinito che esiste tra questo mondo e gli altri da cui veniamo e organizziamo una battaglia e avremo la nostra vittoria.

Il lavoro è difficile e servono occhi vigili che incrocino lo sguardo, ci guardiamo le spalle l’uno con l’altro e a volte qualcuno cade. Ma se c’è ancora fiato nei polmoni suoi o dell’angelo più vicino, nessuno rimane a terra a lungo e ogni volta che raddrizziamo la schiena e spieghiamo le ali il nostro sguardo è più fiero, il nostro cuore è più impavido e le braccia sono solide come rocce quando affondano la spada di fiamma che condividiamo.

Abbiamo conquistato in silenzio ogni angolo di questo mondo che muore e non ci curiamo più del buio che voleva inghiottirlo. Lo abbiamo vinto prima d’ora e altrove e qui siamo invincibili. Lo estirperemo pezzo per pezzo dalle anime annerite dei nostri fratelli e degli amici e degli sconosciuti che il buio ha posseduto a lungo e infine lasceremo entrare la luce.

Allora la ritroverò e le parlerò e lei ascolterà il mio cuore e capirà e sarà salva e come lei le generazioni che la seguiranno, che potranno raccontare di me e di noi.

Che saremo andati via, a combattere una nuova battaglia altrove, dove il Cielo comanda e dove Dio ci vuole.

“Seguite i vostri sogni, ma date loro di che vivere.

L’Anima si nutre di sentimento.

Le ferite si curano con la tenerezza.

Non abituatevi a ciò che non porta alla felicità.”

Sergio Bambarén

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